Alga Klamath

Il nome scientifico è un po’ complesso (Aphanizomenon flos aquae) per cui comunemente la si indica col nome del lago in Oregon in cui viene raccolta: Klamath. Stiamo parlando di una microalga selvatica verde-azzurra, ricchissima di nutrienti perché vive in un ambiente e in condizioni particolari: nel lago si riversano acque vulcaniche, ad alta concentrazione di minerali; il sole splende quasi tutto l’anno favorendo la produzione di clorofilla necessaria per la fotosintesi; gli inverni rigidi determinano la produzione di elevate quantità di acidi grassi essenziali.

Sono stati individuati più di 100 nutrienti tra cui:

  • antiossidanti: carotenoidi, ficocianine, polifenoli, ma soprattutto clorofilla, di cui la Klamath ha una delle più alte concentrazioni di tutto il mondo vegetale.
  • 20 diversi aminoacidi
  • vitamine del gruppo B in buona quantità, in particolare la B12, ma anche B1, B3, B5, B9
  • vitamina K in abbondanza
  • omega 3 e 6 nella corretta proporzione
  • minerali e oligoelementi indispensabili per la vita, tra cui Ferro, Fluoro, Iodio, Vanadio e Molibdeno
  • molecole ad azione immunomodulante.

L’aspetto più interessante è che questa grande varietà di principi nutritivi è altamente assimilabile, in quanto facente parte di un fitocomplesso che il nostro corpo riconosce come “amico”, a differenza dei prodotti di sintesi che, essendo purificati e “artificiali”, spesso sono in larga parte degradati ed eliminati, quindi utilizzati solo parzialmente; sul lungo termine, inoltre, potrebbero gravare sugli organi, in particolare fegato e reni.

Poter disporre di una fonte di nutrienti completamente naturale è molto importante in un’epoca in cui siamo immersi in un ambiente inquinato e in cui gli alimenti sono altrettanto inquinati e “poveri” a causa delle tecniche di produzione, lavorazione e conservazione. Per non parlare dei ritmi frenetici e dello stress che hanno un impatto negativo sul nostro equilibrio. Tutti questi fattori possono portare a una progressiva intossicazione e infiammazione con un ampio ventaglio di sintomi: stanchezza, disturbi gastrici e intestinali, intolleranze e allergie, ansia e alterazione del tono dell’umore, malattie degenerative, solo per citare alcune problematiche.

Un’integrazione con la Klamath può apportare benefici legati alle sue numerose proprietà ed effetti:

  • antiossidante: la riduzione dei radicali liberi è fondamentale per la protezione di tessuti e organi, con conseguente effetto antiage e preventivo tumorale.
  • antinfiammatoria, grazie alla presenza degli omega 3 e degli antiossidanti.
  • immunomodulante: numerose molecole presenti nell’alga, quali ficocianine, polifenoli, peptidi e polisaccaridi, vanno a stimolare il sistema immunitario rendendolo più pronto e reattivo, ma senza determinare fenomeni autoimmuni. Per questo parliamo di immunomodulazione piuttosto che di immunostimolazione.
  • antiastenica: la rilevante presenza di vitamine e minerali aiuta a contrastare la stanchezza, favorendo la produzione di energia
  • anabolica: vari studi hanno evidenziato un incremento della massa muscolare
  • riduzione del colesterolo e trigliceridi.
  • miglioramento del profilo glicemico, mediante la parziale inibizione di enzimi necessari per la scissione e il successivo assorbimento degli zuccheri.
  • sostegno dei processi riparativi: la Klamath, con i suoi principi, favorirebbe la produzione di staminali necessarie per il rinnovamento dei tessuti danneggiati o senescenti.
  • miglioramento del tono dell’umore grazie alla presenza di feniletilamina, un neuromodulatore, e degli omega 3, importanti per contrastare disturbi di attenzione e cognitivi.

Le potenzialità della Klamath sono sempre più note, ma non così popolari come accade per altre alghe, ad es. la spirulina. Inoltre il costo degli integratori, soprattutto quelli più concentrati e di qualità, può essere un forte deterrente al loro utilizzo. Da un lato purtroppo, ma dall’altro “per fortuna”! La produzione del lago Klamath non è infinita e insufficiente a coprire un largo consumo: l’obiettivo è di riuscire in futuro a coltivarla in condizioni ottimali per ottenere le stesse caratteristiche e la qualità del tipo selvatico.

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